Giugno 2024

7 giugno - h. 20,30 - Circolo amici del Cels - frazione Cels Morliere - Exilles (To) - La Dea della montgna. Le Grandi Madri e la resistenza all'Impero
Il profilo unico delle montagne costituivano un segno di identità e di individualità imprescindibile delle antiche tribù nomadi. In un’esistenza fatta di precarietà e di erranza, di vite brevi, di assenza di certezze, di lotta per la sopravvivenza, i rilievi che si innalzavano sopra le valli erano una presenza fissa, un punto di riferimento, un legame permanente fra le generazioni e il territorio. Spesso il loro nome significava semplicemente “Grande Madre”. Si sa per certo che per le civiltà alpine e montanare il luogo più venerato era proprio la cima delle montagne legate a un’entità femminile, protettiva, includente, la Dea della montagna, che offriva ai suoi popoli continuità culturale, rituale, emotiva, nonché protezione dai dominatori che venivano invasi dal panico al solo pensiero di dover attraversare le “selve oscure”.Seguendo le tracce arrivate fino a noi dall’archeologia e dal mito, si ricollegano i fili di una storia negata.
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8 giugno - h. 18,30 - ex società operaia - via Marconi 3 - Alice Superiore - Val di Chy (To) - LA DEA DELLA MONTAGNA: LE GRANDI MADRI E LA RESISTENZA ALL'IMPERO
Il profilo unico delle montagne costituivano un segno di identità e di individualità imprescindibile delle antiche tribù nomadi. In un’esistenza fatta di precarietà e di erranza, di vite brevi, di assenza di certezze, di lotta per la sopravvivenza, i rilievi che si innalzavano sopra le valli erano una presenza fissa, un punto di riferimento, un legame permanente fra le generazioni e il territorio. Spesso il loro nome significava semplicemente “Grande Madre”. Si sa per certo che per le civiltà alpine e montanare il luogo più venerato era proprio la cima delle montagne legate a un’entità femminile, protettiva, includente, la Dea della montagna, che offriva ai suoi popoli continuità culturale, rituale, emotiva, nonché protezione dai dominatori che venivano invasi dal panico al solo pensiero di dover attraversare le “selve oscure”.Seguendo le tracce arrivate fino a noi dall’archeologia e dal mito, si ricollegano i fili di una storia negata.
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9 giugno - h 15,30 - rocca di Angera (Va) - Scopriamo la rocca con l'antropologa
Originariamente di proprietà degli arcivescovi di Milano, la rocca comprende una serie di edifici, eretti in tempi diversi tra l'XI e il XVII secolo. Al nucleo più antico, di epoca non posteriore al periodo longobardo, appartiene la torre quadrata situata nella porzione ovest della rocca. I primi ampliamenti di questa primitiva struttura vennero intrapresi nei decenni a cavallo tra il Duecento e il Trecento. Dopo esser stata concessa da Clemente VI alla famiglia di Bernabò Visconti (1350), la rocca divenne definitivamente proprietà dei Borromeo. Nei secoli XX e XXI, la Rocca di Angera si è progressivamente trasformata in un vero e proprio “Centro d'Interpretazione del Medioevo”.
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11-13 giugno - Università della Corsica - Corti (F) - La Caccia e i suoi rituali - AL LUPO, AL LUPO! IL LUPO E LE PAURE ANCESTRALI DELL'UOMO
Prosegue la collaborazione con l'Università della Corsica nell'ambito dei convegni sui saperi della foresta. Il lupo è l'animale selvatico che più ha condizionato la nostra cultura. Antenato diretto del cane, simbolo positivo per millenni, avo totemico e cavalcatura delle valchirie, dal Medio Evo diventa il nemico numero uno di nobili, preti e cittadini, che impongono la loro longa manus sui terreni fuori le mura. E così, comincia a divorare uomini....
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21 giugno - h. 21 - Circolo La Fratellanza - Via Monte San Gabriele 15 - Novara - DONNE DELINQUENTI
Streghe, eretiche, delinquenti: dove sono andate a finire le antiche femmine ribelli delle Alpi e delle foreste d’Europa? Bruciate sui roghi, naturalmente; fatte a pezzi sui patiboli, in mezzo alla gente di città curiosa ed eccitata; ridicolizzate dagli intellettuali; e dimenticate, soprattutto. La foresta, liberata dal suo incantesimo, poté essere sfruttata secondo la tecnologia moderna: la solcarono le strade, e i rettifili disboscati penetrarono fin nel più fitto degli alberi. La distruzione dell’ambiente ebbe inizio, e il “popolo dei boschi” perse l’unica risorsa di cui disponeva: il rifugio in cui ritirarsi dall’influenza dei “civili”. E perse Dio. O, meglio, la Dea. Attraverso l’esame di miti e leggende, di racconti e modi di dire, dell’iconografia sacra e profana, questo libro ricostruisce la storia delle matriarche, delle streghe e delle donne “contro”, – eretiche, bandite, ribelli, – verificando quali tracce hanno lasciato nella memoria.
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